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Bullismo

Il Bullismo

o BULLYING

"Uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto da parte di uno o più compagni" (Olweus 1996).

Diciamo che un ragazzo subisce delle prepotenze quando un altro ragazzo, o un gruppo di ragazzi, gli dicono cose cattive e spiacevoli, quando riceve colpi, pugni, calci e minacce, quando viene rinchiuso in una stanza, riceve bigliettini con offese e parolacce, quando nessuno gli rivolge mai la parola e altre cose di questo genere. Questi fatti capitano spesso e chi subisce non riesce a difendersi. Si tratta sempre di prepotenze quando un ragazzo viene preso in giro ripetutamente e con cattiveria. Non si tratta di prepotenze quando due ragazzi, all'incirca della stessa forza, litigano tra loro o fanno la lotta (Osservatorio nazionale per l'infanzia 2006-2008). Il bullismo è un malessere sociale, a volte sottovalutato, sintomatico di un disagio relazionale che si manifesta soprattutto tra i bambini, gli adolescenti e i giovani, frequentemente protagonisti di fatti di cronaca che mostrano comportamenti a forte rischio di devianza sociale, segnali di un diffuso sentimento di malessere esistenziale, che comporta conseguenze a volte irreparabili, sia per coloro che commettono il danno che per coloro che lo subiscono. Esposti alle pressioni di una società globalizzata che non permette più di ricondurre le azioni e gli atteggiamenti degli individui a modelli precostituiti ed a valori comuni e condivisi, che genera la perdita dell'orientamento e della guida di un modello culturale e valoriale forte, i più giovani, ma anche gli adulti con forme e modi diversi, sono costretti ad adeguarsi a nuovi ruoli e nuove identità troppo rapidamente e per breve tempo...

I BULLI

I bulli sono persone, siano essi bambini, ragazzi o adulti che spesso hanno a loro volta problemi irrisolti e sofferenze importanti all'interno della famiglia o di tipo relazionale all'interno della scuola o della società. “Poco amore, poca cura, troppa libertà nell'infanzia sono condizioni che contribuiscono allo sviluppo di un modello comportamentale aggressivo”. Olweus Il basso coinvolgimento affettivo, lo scarso supporto genitoriale, l'inadeguata coesione familiare, l'eccessivo permissivismo sono fattori determinanti della formazione “educativa” del bullo che solitamente proviene da famiglie in cui vige uno stile autoritario e in cui si prediligono forme punitive di disciplina o, al contrario, abituali atteggiamenti di lasciar fare e di lassismo. Tuttavia, la formazione del bullo non è riferibile solo alla famiglia e ai suoi stili educativi, ma anche ad altre agenzie educative: la scuola, dove facilmente passa il messaggio che la prepotenza e la forza sono vincenti; la società con i suoi modelli di vita imposti attraverso la televisione, la pubblicità, internet… Il bullo si porta appresso tutto un mondo di problemi emotivi irrisolti e nella relazione con gli altri nasconde debolezze e fragilità affettive dietro comportamenti di spavalderia e aggressività. Egli ha un pensiero morale lontano da quello comune, compie atti di prepotenza verso un proprio pari sfruttando l'idea di essergli in qualche modo superiore: prepotenze che non sono occasionali, ma ripetute e che si configurano come una vera e propria persecuzione. Egli riceve piacere dal dominio e dall'esercizio dell'autorità, sente il pressante bisogno di potere, prova ostilità verso il mondo esterno, fa una valutazione positiva della violenza e del tornaconto personale (fama e prestigio), dell'esibizione di aggressività e dei vantaggi materiali derivanti dallo sfruttamento della vittima. Uno dei suoi luoghi privilegiati è la scuola (classe, corridoi, palestra, bagni…) dove il suo essere prevaricatore, espresso con la prepotenza, viene percepito come modello positivo e forte da osservare ed imitare anche per i compagni non aggressivi. Può darsi che talvolta sia stato o sia egli stesso la vittima in altri luoghi e contesti, oppure ha paura di diventare vittima e si mette al riparo compiendo atti di bullismo...

LA VITTIMA

La vittima è caratterizzata da un temperamento passivo-remissivo, insicuro e silenzioso oppure iperattivo, inquieto, offensivo e provocatorio; lascia trapelare il suo disagio e tutta la sua vulnerabilità che diventano facile terreno per azioni di prepotenza, di prevaricazione e di violenza da parte del bullo. Colui che è chiamato in modo ripetitivo e canzonatorio, riceve insulti o minacce, prende calci e pugni, riceve soprannomi antipatici, è preso in giro, subisce la diffusione di voci maligne sul proprio conto, riceve spintoni, viene fisicamente molestato, è costretto a donare soldi o proprietà personali, è deriso per la propria religione, colore della pelle, sessualità o status sociale, è ignorato ed emarginato diventa una vittima segnata e ferita profondamente nell'anima, una condizione a volte irreversibile, che porta conseguenze nella sua sfera affettiva, emotiva, relazionale e comportamentale. La vittima diventa debole e fragile. Impaurita e preoccupata, si percepisce gradualmente incapace di svolgere i compiti quotidiani (scolastici o lavorativi), si convince di avere qualcosa di sbagliato e prova continui sensi di colpa; abbassa, di conseguenza, i livelli di autostima personale, sviluppa una opinione negativa di sé e si chiude sempre più in se stessa. Tende ad accettare tacitamente tutto ciò che gli viene imposto come una “condanna” a cui ogni giorno deve sottostare e sopravvivere, evita di lamentarsi con gli adulti, con gli amici per timore di ripercussioni peggiori da parte dei suoi “aguzzini”, nega sistematicamente di essere vittima per semplice vergogna: la reticenza diventa complicità e facilita la continuazione del dramma. Le vittime di bullismo si vergognano della propria debolezza, di non saper reagire, di essere il bersaglio preferito di quei ragazzi che tutti considerano dei leader e di essere "quel che sono": bambini cicciottelli o occhialuti che finiscono il più delle volte per attribuire alla propria condizione fisica la responsabilità di ciò che avviene, rivolgendo per questo verso se stessi la propria rabbia. Come dire: "sono diverso dagli altri ed è per questo che finisco vittima del bullo della scuola". Ciò che invece i ragazzi devono imparare è che non c'è nulla che non va in loro: il bullismo è un comportamento sbagliato "a prescindere". A scuola, luogo privilegiato delle azioni del bullo, la vittima è mortificata e colpita nell'intimo, vive negativamente l'esperienza scolastica, consegue risultati scarsi nel profitto, manifesta demotivazione e disinteresse che portano a continue assenze fino a forme di rifiuto e abbandono scolastico.

INDICATORI DELLA VITTIMA:

- cambiamenti repentini nel comportamento e dell'umore: scatti nervosi, capricci, tristezze e malinconie - trovare scuse per non andare a scuola

- richieste di essere accompagnati

- frequenti pretese di denaro

- difficoltà relazionali: mancanza di amici o scarsi contatti amicali, solitudine

- difficoltà scolastiche

- presenza di lividi, tagli, graffi o strappi negli indumenti

- sonno agitato

- enuresi notturna

- indisponibilità, rifiuto di raccontare esperienze dolorose o frustranti

- giochi violenti con giocattoli abituali e con i compagni

- maltrattamenti di animali

- bugie e menzogne

- mistificazione di episodi e fatti reali

SUGGERIMENTI PER LA VITTIMA

Cosa fare nel momento in cui si è vittima di Bullismo? Cosa fare dopo essere stato vittima di Bullismo?

Se si è a conoscenza o si sospetta che qualcun’altro subisce prepotenze è necessario parlarne subito con un adulto. Questo non significa fare la spia ma aiutare gli altri. Ognuno di noi potrebbe essere al suo posto e saremmo felici se qualcuno ci aiutasse.

Confidarsi con un amico. Parlare con un amico degli episodi spiacevoli e dolorosi che si stanno vivendo aiuta ad affrontare la situazione.

Chiedere aiuto e supporto ad un adulto. Rivolgersi ad una persona di fiducia (genitore, amico, professore, psicologo, ecc... ) per avere un supporto nell’affrontare la situazione.

Non rispondere alle provocazioni, allontanarsi; mantenere la calma e allontanarsi toglie al bullo il divertimento e il piacere di vedere la vittima umiliata.

Non mostrare timore o tristezza. Far capire al bullo che non si ha paura, che si è intelligenti e spiritosi lo metterà in imbarazzo.

Essere decisi. Chiedere al bullo, con un tono che non ammette repliche, di smetterla e di rispettare i diritti altrui oppure chiedere un confronto /discussione per risolvere l’eventuale problema.

Evitare l’isolamento. Il bullo provoca chi è solo. Star vicino ad adulti, amici, compagni è un deterrente.

Cosa fare dopo essere stato vittima di Bullismo?

Esprimere sempre lo stato d'animo.

Tenere un diario su quello che sta accadendo, aiuta a ricordare meglio come sono andate le cose. Non isolarsi e non vergognarsi di ciò che accade. Bisogna reagire e chiedere aiuto.

Parlare, confidarsi coi genitori, con gli amici, con un insegnante o con una persona di fiducia. Non si può sempre affrontare le cose da solo! Insieme si può risolvere il problema! Chiedi aiuto : la serenità e la felicità sono un diritto di tutti! Parlane, parlane, parlane!

Se si è a conoscenza o si sospetta che qualcun’altro subisce prepotenze è necessario parlarne subito con un adulto. Questo non significa fare la spia ma aiutare gli altri. Ognuno di noi potrebbe essere al suo posto e saremmo felici se qualcuno ci aiutasse.

I GENITORI

Nonostante i quotidiani fatti di cronaca, il bullismo rimane ancora un fenomeno sconosciuto a molte famiglie. Ciò che la maggior parte dei genitori ignora non è tanto l'esistenza del problema sociale in sé, quanto il fatto che il disagio potrebbe riguardare da vicino il proprio figlio o la propria figlia. Poi, un giorno il fenomeno esplode tra le pareti delle loro case e scoprono che loro figlio è una vittima o un bullo: sconcerto, meraviglia, disorientamento sono gli stati d’animo che li assalgono. Avvertono una forte sensazione di impotenza ad agire, a prendere iniziative ... Hanno bisogno di essere informati, di ricevere indicazioni utili su come sostenere il figlio sia esso bullo, vittima o semplice spettatore di episodi di soprusi e prevaricazione. Hanno precise responsabilità educative. L'intervento della famiglia diviene determinante. I genitori devono imparare a comprendere il proprio figlio più di quanto egli sappia fare da solo, devono imparare a riconoscere i segnali di un eventuale disagio, devono fare tutto il possibile per evitare che rimanga vittima del fenomeno, ma anche per impedire che a trasformarsi in "bullo" possa essere un giorno proprio il loro “bambino”.

Strategie efficaci:

  • essere consapevoli che i comportamenti genitoriali sono il principale modello di riferimento nella costruzione delle abilità sociali del bambino: prende esempio da ciò che vede in casa

  • ampliare il tempo della relazione genitore-figlio

  • parlare sempre con i figli: non interrompere mai la comunicazione 

  • ascoltare senza esprimere giudizi sui racconti, sulle idee e sui comportamenti del figlio 

  • comprendere, condividere le emozioni e i sentimenti del figlio e il suo punto di vista

  • prestare molta attenzione alle sue paure

  • aumentare la sua autostima

  • Insegnargli a comunicare in modo sincero e ad esprimere la rabbia in modo costruttivo e con maturità

  • incoraggiarlo a sviluppare le sue caratteristiche positive e le sue abilità 

  • cercare nel confronto modalità per avviare a soluzione il conflitto, giungere al superamento del disagio che il figlio sta vivendo

  • analizzare le modalità individuate e adottate per valutarne l'efficacia

  • intensificare il dialogo con gli operatori scolastici o gli adulti che ruotano intorno al figlio nei diversi contesti

  • osservare con attenzione i vari segnali emotivi e comportamentali dei figli

  • stimolarlo a stabilire relazioni con i coetanei e a non isolarsi

  • Insegnargli a identificarsi con gli altri e capire le conseguenze di eventuali comportamenti 

  • conoscere e curare le relazioni amicali del figlio

  • far vivere la presenza genitoriale non come figura di controllo ma come punto di riferimento sicuro senza la paura della punizione

SUGGERIMENTI PER I GENITORI

Affrontate il problema! Se vostro figlio è (o pensate sia) vittima di bullismo la cosa peggiore da fare è reagire in modo spropositato e andare a scuola con sentimenti di rabbia e perdendo le staffe; invece, è utile parlarne con gli insegnanti e spiegare loro le vostre preoccupazioni . A volte nelle scuolegli insegnanti possono non essere coinvolti nelle attività extra-scolastiche dei ragazzi e pertanto possono non essere al corrente di eventuali situazioni di bullismo. Pertanto parlandone con loro si può agevolare il corpo scolastico nel capire eventuali problemi e generare possibili soluzioni.

Cosa fare se l'azione di bullismo continua? Scrivete una lettera di preoccupazione al dirigente scolastico spiegando che il problema non si è risolto e chiedete che la vostra lettera sia registrata nei documenti della scuola. Suggerite un limitato contatto tra vostro figlio e colui o coloro che effettuano azioni di bullismo e chiedetene il continuo monitoraggio. Le scuole hanno il dovere di assistervi!

FONTE: ForumDellaSolidarietà

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